di Maria Paola Pagnini – membro del collegio docenti del
Dottorato di ricerca in Territorio, Innovazione e Ambiente
dell’Università degli Studi Niccolò Cusano, Roma
Julian Vincent Minghi nato a Londra il 26 luglio 1933, morto a West Columbia, South Carolina, il 10 luglio 2024. Professore di Geografia alla South Carolina University, Columbia. Ha trascorso i primi anni della sua vita nel Sussex e nel Galles. Da giovane aveva compiuto vari viaggi in Italia, in particolare in Piemonte e in Toscana, aveva scalato le Alpi con il famoso alpinista Walter Bonatti. Queste esperienze avevano stimolato un grande interesse per la geografia, soprattutto per il tema dei confini. I suoi studi universitari e il suo dottorato si sono svolti all’Università di Washington. In quel periodo conobbe anche Lee che divenne sua moglie e fu al suo fianco per tutta la vita. Fu molto attivo come membro del Consiglio nella Association of American Geographers e nella International Geographical Union Commission, Political Geography, dove conobbe i migliori geografi dell’epoca quali Peter Taylor, Anton Gosar, Saul Cohen, Andrè-Louis Sanguin, John O’Loughlin e tanti altri. Minghi ha cambiato la geografia politica con i suoi tanti articoli, porto come esempio “Boundary Studies in Political Geography” , Annals of American Association of Geographers, 1963. Ma il suo libro piu famoso rimane “The structure of Political Geography” scritto con Roger Kasperson e pubblicato nel 1969, un libro che ha fondato la geografia politica moderna.
Nel dopoguerra sembrava che geografia politica e geopolitica non potessero sopravvivere ai marchi del fascismo e del nazismo. Il libro, con le sue cinque sezioni – Eredità, Struttura, Processi, Comportamento e Ambiente – fonda la geografia politica di oggi convertendola in una scienza sociale. Per me questo libro, la cui lettura mi fu suggerita dal mio indimenticabile Maestro, il prof. Eliseo Bonetti, fu una scoperta copernicana, un nuovo modo di analizzare il mondo e di comunicarlo attraverso una metodologia scientifica propria della geografia politica, Le cattedre di geografia politica e geopolitica erano sparite nell’Europa del secondo dopoguerra. I professori che avevano contribuito all’Università di Trieste a pubblicare la rivista “Geopolitica” (1939-1942), tra i quali il prof. Ernesto Massi che con il prof. Giorgio Roletto Roletto ne fu il fondatore, erano rifluiti sulla geografia economica o addirittura sulla geografia generale. All’Università di Trieste, sede di Gorizia, fu la sottoscritta ad avviare, proprio sulla scia della lettura del libro di Kasperson- Minghi, un corso di Geografia politica, il primo in Italia. Lo proposi anche all’Università di Addis Abeba nell’ambito di un programma italiano di Cooperazione allo Sviluppo che coordinavo come coordinatore locale e poi nazionale. Fui chiamata da un allarmato Rettore a illustrare i contenuti, si temeva fosse un ritorno della geografia coloniale. In molte parti del libro, in particolare nelle sezioni “Comportamento” e “Ambiente” ci sono passaggi interessanti e anticipatori anche per la geografia di oggi. La zona di confine tra Italia e Slovenia è stata uno dei luoghi più visitati da Minghi anche in memoria del suo viaggio di nozze che aveva avuto come cornice quelle Alpi e quei laghi.
La sua amicizia con il prof, Milan Bufon allora docente di Geografia all’Università di Capodistria e con Anton Gosar professore di Geografia all’Università di Lubiana avevano agevolato i contatti con me. In particolare ricordo la sua partecipazione alla Borderscapes III Conference a Trieste, estate 2012. La sua conoscenza del confine italo-jugoslavo e poi italo-sloveno era approfondita e costruita sul terreno nelle sue frequenti visite che si svolgevano quasi annualmente negli anniversari del matrimonio. Ricordo alcune escursioni fatte assieme sul Carso triestino a quello che rimaneva del confine Italia- Jugoslavja. All’inizio della mia attività di geografa il Carso triestino con la sua splendida e particolare struttura geologica e morfologica era stato al centro dei miei studi e delle mie osservazioni e volevo illustrarlo a Julian. Con mia grande sorpresa l’illustrazione divenne un dialogo, conosceva i fenomeni carsici in modo approfondito, era un grande osservatore e aveva grandi capacità di lavoro sul campo. Era un geografo completo ma anche una persona semplice, spiritosa, empatica e cortese. Dialogare con lui di geografia era sempre interessante e le sue letture e citazioni erano sempre aggiornate. Il prediletto tema dei confini non gli impediva di leggere ogni genere di geografia e di interessarsi al progredire della scienza geografica in tutti i settori. Era un accademico ma anche un docente brillante e molto disponibile con gli studenti, Indimenticabili le sue conversazioni con i miei dottorandi durante le escursioni fatte assieme. Lo accompagnava sempre la moglie Lee, una presenza intelligente e discreta ma non una moglie tre passi dietro al marito, il loro rapporto era alla pari, quello di due complici, si divertivano con battute e scambiavano continuamente opinioni, era evidente il reciproco apprezzamento, una coppia invidiabile.
Per me Julian Minghi è stato un grande e indimenticabile amico a cui devo un forte incoraggiamento a continuare a viaggiare e studiare, non aveva preconcetti di genere. Era un’epoca che dava poco spazio alle donne, le geografe erano rare e destinate a rimanere in ruoli secondari, Ma Julian e Lee capivano ed incoraggiava le mie ambizioni. Julian era un geografo completo, un uomo integro, una persona straordinaria.