Di Gianluca Casagrande, Università Europea di Roma, e Giuliana Benincasa, Università degli Studi di Salerno[*]

 Keywords: Norway, Barents Sea, resource strategies, Oil&Gas

Abstract

Negli ultimi anni la regione artica sta consolidando il suo ruolo come nuova frontiera di sviluppo economico e commerciale, sede di dinamiche geostrategiche e geopolitiche che si traducono principalmente in possibilità di sfruttamento delle risorse naturali, nonché di nuove rotte marittime.

Per questi motivi, oltre ai membri dell’Arctic Council e degli stati costieri, una molteplicità di attori ha richiesto di prendere posto al tavolo di discussione che riguarda le dinamiche dell’Artico.

Tra questi, riconferma la sua posizione la Norvegia, che negli ultimi anni ha elaborato diverse strategie di politica estera e interna per la gestione delle risorse, stabilità, cooperazione internazionale e sicurezza sia, in generale, nella regione artica, sia nel Mare di Barents.

Il seguente elaborato passa brevemente in rassegna:

  • Il contesto delle strategie norvegesi in riferimento all’accesso alle risorse nel Mare di Barents.
  • La Norvegia come attore geopolitico in Artide e il suo peso nella specifica regione.
  • Le politiche norvegesi di sfruttamento nell’area e, in particolare, delle riserve oil & gas.
  • Le dinamiche e le relazioni della Norvegia con il principale attore interessato ad attività nella stessa zona, ovvero la Russia.

Si intende inoltre proporre futuri scenari che potrebbero limitare elementi di instabilità e migliorare la gestione complessiva dell’uso delle risorse, in linea con le dichiarazioni della nuova policy.

 

     1.1 Norvegia: contesto e strategie dell’Artico

La comunità scientifica considera l’Artide come un’area di vasti giacimenti petroliferi e di consistenti riserve, in parte non ancora scoperte, di gas naturale, minerali e terre rare. In Europa, la Norvegia è tra i primi produttori di gas e petrolio.

Un passaggio fondamentale per l’incentivazione di un migliore sfruttamento delle risorse dell’area artica norvegese è stata l’adozione, da parte del governo del Regno, della High North Strategy del 2007. I punti chiave sono stati individuati nella crescita e dello sviluppo della zona Artica di competenza norvegese, puntando appunto su innovazione e ricerca per migliorare, fra l’altro, l’efficienza e la sostenibilità nella gestione delle risorse dell’area.

Un altro obiettivo fondamentale della Strategia riguardava l’utilizzo della cooperazione e della mediazione per mitigare le tensioni tra Russia e Norvegia[1] e rafforzare le relazioni con la prima, che è sia partner che competitor per le politiche di attività nel Mar di Barents[2] e per lo sfruttamento delle risorse ittiche ed energetiche.

Nel 2017 è stata pubblicata la Norway’s Arctic Strategy, documento che definisce linee di azione sia a livello di politica interna che estera, basata sullo sviluppo sostenibile dell’area, della cooperazione internazionale, di nuove infrastrutture, protezione dell’ambiente, crescita e sviluppo (Norwegian Ministries, 2017).

Nel 2018, il Governo norvegese ha elaborato la Norwegian Government’s Arctic Policy – People, opportunities and Norwegian interests in the Arctic, una strategia innovativa riguardante la sicurezza, la difesa e lo sviluppo della zona artica. Il documento si sviluppa in più punti: politica estera e sicurezza, clima e ambiente, crescita, sviluppo sociale e protezione civile, infrastrutture, comunicazioni e trasporti, tutti obiettivi necessari al fine di rafforzare la posizione norvegese come attore fondamentale nelle politiche dell’Artico (Norwegian Ministries, 2021).

 

     2.1 Il Mare di Barents

Il Mare di Barents è una zona strategica per lo sfruttamento di risorse ittiche ed energetiche, pertanto, dal 2015, il Governo norvegese ha implementato una blue strategy per concentrarsi sulle possibilità di crescita date dalle risorse dei mari settentrionali.

Immagine n.1 – L’area del mare di Barents
Fonte: Google Earth. Elaborazione: Giuliana Benincasa.

La Norvegia è paese leader in termini di produzione del petrolio e gas naturale sin dalla seconda metà del XX secolo per la scoperta delle riserve di idrocarburi nel Mare del Nord, le Ekofisk (Humpert&Raspontik, 2012). La presenza di queste risorse ha favorito il ruolo della Norvegia come competitor nel settore del petrolio e dei gas naturali, anche se la capacità produttiva totale del paese ammonta al 2% della produzione mondiale. Si stima che quasi la metà (il 47%) delle risorse sfruttabili di questa area sia stata utilizzata e venduta, a partire dal 1995 si è registrato un calo della produzione annua.

Immagine n.2 – stima delle risorse petrolifere e storico delle risorse petrolifere nella piattaforma continentale norvegese
Fonte: CO2 Storage Atlas del Norwegian Petroleum Directorate[4]

Per questo fattore di mutamento, la prospettiva per il futuro delle riserve ancora sconosciute che potrebbero essere presenti nella piattaforma continentale del Mare di Barents si rivela essere per la Norvegia una nuova fonte di competitività e potenza all’interno del discorso geopolitico della zona Artica. L’ultimo report del Norwegian Petroleum Directorate stabilisce che la riserva di petrolio nel Mare di Barents è al momento invariata, ma che potrebbe aumentare con nuove, probabili scoperte. Le strategie di difesa e sfruttamento e sviluppo delle risorse della zona del Mare di Barents sono state elementi prioritari della politica estera e interna del paese.

A livello difensivo-strategico, nel contesto NATO, la Norvegia ha spostato nel corso degli anni il proprio comando operativo nell’area del Mare di Barents (Sardellone, 2015), come monito e strategia di difesa verso le attività e gli interessi della Russia nei confronti dell’area. Questa manovra, scaturita a seguito di attività aeree russe che hanno minacciato, tra il 2007 ed il 2008, i meccanismi di sicurezza norvegesi, ha sviluppato la relazione tra il governo americano e norvegese e aumentato i contingenti militari nell’area (Sardellone, 2015).

Nell’ultimo ventennio la cooperazione internazionale è stata matrice d’intesa per raggiungere la delimitazione marittima del Mare di Barents del 2010, soddisfacente sia per la Russia che per la Norvegia e alla equa spartizione dell’area che ha posto fine a decenni di instabilità. Tuttavia, negli ultimi anni, questa zona della regione artica è stata sede di situazioni di disequilibrio, portando ad una nuova instabilità latente. Questa potrebbe innescare nuove tensioni, anche considerando il discioglimento dei ghiacci, che la Russia intende sfruttare per migliorare le rotte commerciali e aumentare la sua competitività e capacità di controllo nell’area.

La guerra russo-ucraina ha comportato una drastica riduzione della ricerca e dei programmi per la salvaguardia dell’area in cooperazione tra Russia e Norvegia, nonostante alcune relazioni diplomatiche e funzionali ritenute critiche per la sicurezza della regione vengano mantenute attive. Per quanto riguarda l’uso e l’estrazione delle risorse invece, la Norvegia ha dichiarato di continuare al massimo delle potenzialità la produzione di oil & gas (Castano, 2022).

 

     Conclusioni

Il ruolo della Norvegia nelle dinamiche geopolitiche, geoeconomiche e geostrategiche dell’Artico è in continua evoluzione. In ciò rientra, ovviamente, la strategia di espansione delle attività di estrazione e fornitura di risorse quali petrolio e gas naturale, non tanto per soddisfare la domanda energetica interna, quanto per rispondere ad una elevata domanda dall’estero.

Il Mare di Barents costituisce, in tal senso, un nuovo contesto di opportunità per la ricerca e lo sfruttamento di risorse, nonché per la possibile apertura di nuove rotte commerciali. Sarebbe auspicabile implementare meccanismi di cooperazione internazionale con gli organismi sub-regionali per trovare una via di sviluppo sostenibile alle crescenti prospettive di azione.

Le strette relazioni con la NATO e con gli Stati Uniti potrebbero aumentare il potere di negoziato della Norvegia nell’eventualità di tensioni con la Russia che dovessero seguire a possibili, future scoperte minerarie nei fondali del Mare di Barents. Visti gli eventi di questi mesi, resta oggi l’incognita sulle ripercussioni e sui futuri sviluppi della guerra russo-ucraina, che impatta comunque, evidentemente, anche oltre il Circolo Polare Artico. Un futuro equilibrio per la regione artica, nei rapporti fra Norvegia e Russia, dovrà essere raggiunto. La via potrebbe essere un rinnovato accordo bilaterale di tipo economico che tenga nel dovuto conto il problema della sostenibilità ambientale, nella prospettiva di un’espansione dell’azione umana nell’area, espansione che sembra appunto profilarsi nella tendenza ad allargare l’utilizzo delle risorse energetiche.

 

     Bibliografia e Sitografia

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[*] Anche se l’articolo è frutto di una riflessione comune degli autori, sono da attribuire alla dott.ssa Giuliana Benincasa i paragrafi 1.1 e 2.1, al Prof. Gianluca Casagrande le restanti parti.

[1] Il “Barents sea conflict”, iniziato negli anni Settanta, riguardava la contesa circa la delimitazione dell’area marittima. Il contenzioso si è risolto dopo oltre quarant’anni con la firma del Trattato di Murmansk del 2010 di Delimitazione e Cooperazione nel Mare di Barents e Oceano Artico.
Volpe, M. (2020) “Il mare di Barents: termometro geopolitico: dell’accordo di Murmansk all’abbandono delle trivellazioni norvegesi nel mare di Barents” in IARI – Istituto Analisi Relazioni Internazionali, Internet: https://iari.site/2020/05/15/il-mare-di-barents-termometro-geopolitico-dellaccordo-di-murmansk-allabbandono-delle-trivellazioni-norvegesi-nel-mare-di-barents/ (consultato ad aprile 2020)

[2] Area che dal primo decennio degli anni 2000 è stata individuata come primaria zona estrattiva di risorse energetiche. Pertanto, il Governo ha predisposto negli anni strategie per lo sfruttamento delle risorse.

[3] Per maggiori informazioni sullo studio: CO2 Storage Atlas del Norwegian Petroleum Directorate
https://www.npd.no/globalassets/1-npd/publikasjoner/atlas-eng/co2-atlas-barents-sea.pdf?_t_id=6rn1R9bobSXCMEZG0r2m2Q%3d%3d&_t_uuid=%2f%2fUT1LwrSmKU5BH%2bC%2f71ag&_t_q=barents+sea&_t_tags=language%3ano%2csiteid%3a7f80defd-7203-4bab-8810-fe8a4c87f93b%2clanguage%3aen%2candquerymatch&_t_hit.id=NPD_Web_Models_Media_GenericMedia/_68580975-18cc-4b8c-9c21-7acf339d75fe&_t_hit.pos=1

[4] Per maggiori informazioni sullo studio: CO2 Storage Atlas del Norwegian Petroleum Directorate
https://www.npd.no/globalassets/1-npd/publikasjoner/atlas-eng/co2-atlas-barents-sea.pdf?_t_id=6rn1R9bobSXCMEZG0r2m2Q%3d%3d&_t_uuid=%2f%2fUT1LwrSmKU5BH%2bC%2f71ag&_t_q=barents+sea&_t_tags=language%3ano%2csiteid%3a7f80defd-7203-4bab-8810-fe8a4c87f93b%2clanguage%3aen%2candquerymatch&_t_hit.id=NPD_Web_Models_Media_GenericMedia/_68580975-18cc-4b8c-9c21-7acf339d75fe&_t_hit.pos=1